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scarti e metamorfosi

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Monthly Archives: May 2013

008_L’anti-Dürer (buffe storie n.8)

22 Wednesday May 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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albrecht dürer, engels, francis bacon, george steiner, jack nicholson, james hillman, jorge luis borges, josé saramago, l'antidhüring, nelson mandela, robert musil, serge gainsbourg, vivaldi, walter benjamin

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L’ Indeciso  (disegno di Claudia Patuzzi)

L’INDECISO : “Chi sono?” Amletica questione. Ci sono delle mattine in cui mi perdo in una rete di dubbi. Sono perennemente indeciso. La tetragona certezza non è di questi tempi. Le parole volano a velocità vertiginosa superando il peso a volte insostenibile dei fatti . Quanto a me, mi sto lentamente sfaldando. Anche il mio corpo si assottiglia, come una foglia, stanca di cadere in autunno. Una goccia l’uccide. Ho persino paura di pensare.

E se “lui” leggesse dentro di me?

Quando entro a carponi nel bagno lo guardo di sguincio, come un disertore che scappa sotto un filo spinato. È passata solo una settimana da quando non mi riconosco più, ma è come se fosse passato un anno. In questo momento sto strusciando sotto il lavandino, costeggiando il bidet fino al wc sul fondo.”Coraggio, ce l’hai quasi fatta!” mi dico, “mancano ancora trenta centimetri!” Quando sfioro la parete opposta emano un sospiro di sollievo: “ecco, finalmente mi posso alzare senza che lui se ne accorga…” Forse non sono stato abbastanza chiaro. Quando parlo di lui intendo lo SPECCHIO del mio bagno, uno strano oggetto ereditato da una vecchia zia d’origine veneziana.

002_specchio_740    Specchio (foto di Claudia Patuzzi)

L’INDECISO : – Ebbene, da una settimana questo specchio non combacia  più con la mia vera immagine. O, meglio “faccia”. Quella che fa tutt’uno con la mia pelle e il mio viso. Senza lifting e senza alcuna pietà. Quella che ogni giorno mi sussurra, con voce rassicurante: “Sono sempre io!”

Una settimana  fa quel sussurro si è inceppato e ha cominciato a girare a vuoto come un disco incantato: “Io tu noi…loro…” Da quel giorno  la mia faccia assomiglia a un quadro di Bacon. Una candela di cera fusa con delle rientranze buie al posto della bocca e degli occhi. Un maschera contorta…

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Francis Bacon, Volto, 1961

L’INDECISO : Ecco, adesso posso sbirciare verso lo specchio.

SPECCHIO : Te lo devo dire una volta per tutte: tu non hai un volto o, meglio, il tuo volto è vuoto.  La tua immagine visibile non rende manifesta la verità interiore. Sei incerto. Ti manca la forza del carattere. Non lo sai che  “la faccia è un un work in progress: un  ritratto che progredisce  nel tempo per diventare ricordo ?1

L’INDECISO : Carattere? Forza ? Come se fosse facile!

Cerco di uscire dal bagno, pietrificato da quelle parole.  Poi ci ripenso: lo specchio ha ragione ! Io non ho il carattere irriverente di Serge Gainsbourg, io non ho il volto diabolico di Jack Nicholson,  io non ho la presenza carismatica di Nelson Mandela, né  sono un punto di riferimento come José Saramago…

SPECCHIO : Tu sei tutto l’opposto dell’ autoritratto di Albrecht Dürer!

L’INDECISO : – Dürer ? Il grande Pittore del rinascimento tedesco?

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Albrecht Dûrer, Autoritratto con pelliccia, 1500, Monaco, Alte Pinakothek.

SPECCHIO : Proprio lui! Guarda questo autoritratto e rifletti! Ammira il suo sguardo calmo, dritto davanti a sé, cosciente del proprio ruolo. A Dürer non bastava di essere un artista “gentiluomo”, voleva anche essere un artista simile a Dio, un Salvator mundi : Dio creo`l’uomo a propria somiglianza, e così lui, in quanto artista,  ha creato se stesso a sua immagine con colori eterni…

L’INDECISO : Ma io sono solo un povero cristo! Uno che vive nel XXI secolo, che cerca di sbarcare il lunario rincorrendo parole e domande senza risposta… E poi, caro mio, non viviamo più nel Rinascimento, semmai  dopo il Sacco di Roma, il suicidio di Hitler, la crisi della democrazia e dei valori, l’invenzione della televisione e di internet, volando qua e là su “nuvole” artificiali tra primavere in ritardo…

005_zolla. 740  Albrecht Dürer, La grande zolla, 1503, acquerello,  Vienna, Alberrtina.

ALBRECHT DÜRER: Posso intromettermi? Io ho solo cercato di conoscere e di riprodurre  il mistero della creaziône dell’arte e delle leggi della Natura. Quando ho dipinto la grande zolla, ho osservato ogni cosa con una devozione quasi religiosa: gli esili fili d’erba, i fiori del dente di leone, la pampinella, l’achillea… Tremo ancora, ripensando a quell’emozione grandissima nel coglierne l’essenza, l’intimo respiro, l’armonia col tutto! Ho lavorato sulle sfumature, sulle ombre, sul terriccio smosso, il tono velato del cielo ed ecco il risultato di tanta fatica e passione.

Un momento di pausa, segnato da un profondo sospiro, poi la voce profonda di Dürer riprende  a parlare: “In un certo senso ho voluto sfidare l’eternità.., ma ci sono riuscito solo a metà: i colori del quadro resteranno sempre gli stessi, mentre la vera zolla è appassita come me, in attesa della primavera seguente, quando rinascerà un’altra zolla, ma completamente diversa da quella dipinta!”

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La “piccola zolla” (foto di Claudia Patuzzi)

L’INDECISO : – Permette, signor Dürer? Anch´io ho fotografato la mia piccola zolla. Non è  perfetta come la sua, ma sono stato attirato da quei fiori rossi e quel muro grigio con quel tubo arrugginito. Ha visto quella finestrella, sullo scorcio a destra ? Mi sono sempre chiesto chi abita là dentro. Solo un’ombra  dietro una tendina nella luce vaga di una lampada accesa… Certo è un’immagine modesta, ma,  nel suo piccolo ha anche lei una sua forza : la forza della realtà, nuda e cruda, eppure, a suo modo, per qualche accattivante décalage, “poetica”. Mio dio, che bella frase ho detto… Ho ritrovato il coraggio, il ritmo della risposta giusta: L’Anti-düring è sorto!

Hops, scusatemi, era una battuta, volevo dire l’ANTI-DÜRER , cioè io… Non avrò certo il suo genio, ma la libertà di creare qualche “cosetta” non la si può negare à nessuno…

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Friederich Engels (Barmen, Wuppertal, 1820- Londra 1895)

ALBRECHT DÜRER : L’Anti-Dühring? 2

L’INDECISO : È il soprannome di uno scritto di Engels in difesa del marxismo contro un tedesco di nome Dühring…

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Quanto a me, signor Dürer, penso che, al mondo d’oggi, la realtà vera ci sfugga. Ciò che conta è il nostro udito, i nostri occhi, le nostre mani, la nostra lingua, le corde vocali e il nostro naso con cui ascoltiamo, vediamo, tocchiamo, parliamo, assaporiamo e annusiamo …  Ma cos’è meglio ? La zolla che posso toccare o quella dipinta da un pittore ? A che servono la letteratura,  l’arte, la musica e la filosofia  se dobbiamo capire tutto troppo in fretta,  rincorrendo un tourbillon d’informazioni e ubbidendo  alla logica del mercato ?  Immaginare o farsi domande senza risposte, non serve più a niente. Oggi tutto sembra andare per conto suo…  Il processo della creazione artistica dipende ormai dalla ricezione, non da se stessa…Ed io sono diventato così come mi vedete : un Indeciso. Un artista senza qualità.3

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George Steiner

GEORGE STEINER : “Scusate se vi interrompo, signori, ma anch’io, se permettete, vorrei aggiungere una piccola osservazione: – No, l’opera non ha bisogno di nessuno.  Walter  Benjamin ha scritto che un’opera poteva dormire  cinquecento anni e trovare un lettore : il testo sarà sempre giovane.  Non si può pretendere che  sia la ricezione a crearlo.  Guardate la musica di Vivaldi, che è diventata adesso il tappeto sonoro del quotidiano.  Per lungo tempo non se ne trovava una registrazione, uno spartito!  Non è stato riesumato dall’oblio che  nel XX secolo. In realtà penso che siamo noi che  abbiamo la chance di ricevere l’opera, e non l’inverso.  Il testo è là e dice : « Io attendo, io ho tutto il tempo. ». La pazienza è dalla parte dell’opera…. Che cosa provoca nell’uomo e nella donna il clic dell’assoluto che permette di creare dei personaggi ben più vivi di noi : Fedra, Falstaff, Amleto, Berenice ? …Che cosa popola il reale della fictions ? Che cosa rende il paesaggio di un gran pittore  più piacevole alla vista ?

Quando i peronisti sono ritornati al potere in Argentina, l’ambasciatore americano ha proposto a J.L.Borges, che era bibliotecario a Buenos Aires,  di venire negli Stati Uniti e di occupare ad Harvard la grande cattedra che porta il nome del poeta Charles Eliot Norton. Borges ha sorriso come solo un cieco può sorridere e ha risposto : “Voi non comprendete,  signor ambasciatore, la tortura è la madre della metafora.” È una frase terribile,  ma è vero. Il gran poeta, lo scrittore, è l’oppositore per eccellenza. Egli oppone ciò che potrebbe essere a ciò che è. Ma in una società dove, secondo la parola del filosofo americano Richard Rorty, “anything goes”, diviene difficile al poeta di creare un contro-mondo (… )”4

L’INDECISO : E allora che possiamo fare ?

GEORGE STEINER : Porsi delle domande è l’ossigeno della vita !

Leggiamo una strofa da una poesia di Jorge Luis Borges  (VV. 27-28)

ARTE POETICA

“A volte nelle sere una faccia
ci guarda dal fondo di uno specchio :
l’arte deve essere come quello specchio
che ci rivela la nostra propria faccia.”

“A veces en als tardes una cara
Nos mira desde el fondo de un espejo :
El arte debe ser como ese espejo
Que nos revela nuestra propia cara.” 5

NOTE:

NOTA 1 : James Hilmann, “La forza della faccia” in La forza del carattere, Adelphi, 2000, pp. 210-211.

NOTE 2 : È un saggio intitolato “Signor E.Dühring“, poi conosciuto sotto il nome “Anti-Düring“,  pubblicato da Engels en 1977 e 1978, come risposta polemica a Karl Eugen Dühring (1833-21), filosofo tedesco, docente incaricato presso Università di  Berlino, che  rifiutava la dialettica di Hegel et criticava le teorie economiche di Marx. Il saggio  di Engels è uno delle esposizioni plus complete della visione marxista del mondo e della politica.

NOTA 3 : Allusione al romanzo di  Robert Musil ( Klagenfurt 1880-Ginevra, 1942): L’uomo senza qualità .

NOTA 4 : Georges Steiner (Parigi, 1929, critico e filosofo residente a Cambridge), articolo-intervista “L’ouvre n’a besoin de personne“, in  Le Monde, 11 mai 2013.

NOTA 5 : Cfr. Jorge Luis Borges, Poesie, (1923-1976), BUR, Rizzoli, 1989, vv. 27-28, pp.148-49. Si noti la singolarità metrica delle quartine  a rima incrociata identica, omologa dei simboli dello specchio, ai vv.27-28

Claudia Patuzzi

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 Albrecht Dürer, Autoritratto con guanti, Madrid, Prado.

007_Roland Searle : alpinista solitario dell’inchiostro di china (buffe storie n. 7)

08 Wednesday May 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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catullo, epigramma, fulmen in clausola, marziale, ronald searle

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Una delle famose “lumache” disegnate da Ronald Searle, la cui metamorfosi fantastica si moltiplica in graffianti e soprendenti situazioni…

“Da un punto di vista della collocazione, la vena umoristica di Searle – alpinista solitario delle  vette dell’inchiostro di China  e, nello stesso tempo, narratore –  fa parte del grande filone classico anglosassone, con tutte le sue connotazioni di gelo, di imperturbabilità, di litote o understatement, di morbose concessioni al nero e al feroce, e, infine, di viscerale passione per il nonsense…Non manca la teoria del “TWIST” elaborata dallo scrittore americano O.Henry:  la conclusione obbligatoria del racconto con una stretta, una svolta, un rovesciamento, una sorpresa”, o, direbbero i latini, il fulmen in clausola”.  (Ronald Searle – I 108 disegni più belli e più folli del nuovo maestro dell’umorismo, Aldo Garzanti Editore, 1973)

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Il racconto di Searle (Cambridge, 3 marzo 1920 – Droguignan, 30 dicembre 2011) sottintende sempre gli antecedenti  della scena disegnata, riducendosi solo al twist finale, coagulato nel disegno. Il messaggio e i precedenti del racconto devono essere intuiti dal lettore, come un coup de foudre, e identificati.

Il suo segno è emotivamente impenetrabile e incisivo. Un distacco che contribuisce all’assurdo della vicenda e a innestare,  come una miccia, un’ inevitabile  e eclatante comicità. Il disegno “parla” direttamente al lettore, senza bisogno di parole, carico di significati impliciti grazie all’ingegnoso stratagemma del twist o effetto-sorpresa.

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In questa vignetta muta compaiono delle lettere dell’alfabeto che escono da una porta socchiusa strusciando come un serpente o delle bestiali lettere-ragno-formiche per  divorare un intellettuale sciupato e occhialuto… Che cosa significa questa invasione silenziosa di lettere che si arrampicano inesorabili sul corpo di un occhialuto e distinto signore? L’incubo della scrittura? Il carattere onnivoro e cannibale della stampa? La Babele incomprensibile delle lingue? Cosa direbbe Searle oggi della rivoluzione numerica? Quali altri simboli – arobes, liens, balises, etcetera –  utilizzerebbe sotto la frusta inesorabile e assurda del suo twist?

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In questa vignetta vediamo delle vecchie lettere stampate a caratteri differenti che cadono a terra da un grosso libro consultato in una biblioteca da un tipico signore inglese, con impermeabile e ombrello. Un’orribile bibliotecaria-zitella l’osserva innervosita. Quell’uomo sta sporcando il  suo pavimento! È evidente il contrasto tra il luogo  – una biblioteca – un luogo di concentrazione e silenzio di per sé simbolo della cultura anglosassone e l’assurda caduta (altrettanto silenziosa) delle lettere alfabetiche da un libro. L’assurdo convive à côté del quotidiano.

Il senso profondo del disegno è delegato al lettore, che si chiede: “Cosa significano le lettere cadute dal libro? Forse, se sporcano il pavimento vuol dire che sono sporche, come la spazzatura, e che non servono più a niente. La stampa dei libri  o le opere degli scrittori sono precarie, soggette anch’esse all’usura, alla vecchiaia, al dimenticatoio, come quelle lettere che cadono silenziose ai piedi del vecchio signore. Ci penserà la bibliotecaria a scopare quegli scarti…

L’unica cosa certa è il “FORSE”… il disegno conserva sempre in sé, come uno scrigno magico, il suo segreto. Ogni lettore può interpretare il senso-base con innumerevoli varianti.

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In questo disegno appaiono i numeri di un calendario mangia-tempo che fuggono precipitosamente in una stanza o giacciono immobili nel cestino della carta straccia. Il senso profondo del disegno è delegato al lettore. In questo caso la sua domanda potrebbe essere la seguente: “Che cosa significa quella stanza? Forse è la stanza del divenire inesorabile del tempo…

E quei foglietti numerati nel cestino della carta straccia?  Forse simboleggiano un ammasso di numeri-defunti, di giorni mal vissuti, “buttati via”, “sprecati”, simbolo del tempo che passa e che non possiamo più trattenere né rivivere…

E il gesto dell’uomo pieno di rughe? Le sue grandi mani cercano invano di arginare la fuga del tempo. Il clic del significato sorge in qualche secondo nella nostra mente, dopo una complessa catena di deduzioni e ipotesi… Una cosa è certa: i disegni di Searle stimolano molte domande, senza dare mai sicure risposte. Il piacere del lettore consiste nel vivere la rivelazione nell’ attimo, in cui senso e non senso, logica e follia, convivono in un perfetto e brevissimo equilibrio momentaneo.

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Ecco un disegno “parlante” molto attuale, in cui il contrasto tra l’uomo terrorizzato, che mangia di nascosto dietro un albero un panino, mentre  una massa enorme di piccoli uccelli  affamati (il terzo mondo, tutti i poveri del globo?) lo fissano immobili in attesa di una mollica di pane, emerge con tutta la sua tragicità. In questo caso il significato scatta come una molla con tutta la sua forza. Il “twist” è perfettamente riuscito, in quanto del tutto invisibile.

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Ritratto del poeta latino Marziale in una incisione settecentesca.

IL twist di Roland Searle ha qualcosa di simile a quello che, in passato,  i latini chiamavano aculeus o fulmen in clausola, una sorta di “battuta finale”, arguta e imprevista,  preceduta da una parte descrittiva con la funzione di stimolare l’interesse del lettore, caratteristica delle composizioni brevi e degli epigrammi.  Un esempio famoso di tale genere sono gli epigrammi di Catullo (I sec. a.C.) e quelli del poeta Marziale (40 d.C- 104 d.C.).

Il primo poeta, vissuto nell’età di Cesare e Cicerone, appartiene a l’élite dei Poetae novi o, come diremmo oggi, “avanguardisti”: i suoi epigrammi hanno un carattere esistenziale: accompagnano la sua vita sociale e il suo instabile universo sentimentale, ricco di stati d’animo, emozioni, ma anche capricci e passioni, in aperto contrasto con la severa etica contemporanea e i generi tradizionali.

Il secondo, Marziale, è un poeta immigrato nella capitale dalla Spagna Tarraconese nel 69 d.C., costretto, per sopravvivere, a fare il cliente al servizio dei nobili. I suoi epigrammi hanno un carattere di occasione, trattando diverse tematiche, di tipo realistico-comico.

Ecco un esempio:

Petit Gemellus nuptias Maronillae
et cupit et instat et precatur et donat;
Adeone pulchra est? Immo foedius nil est.
Quid ergo in illa petitur et placet? Tussit.
(Marziale, Epigrammi, X, libro I)

Gemello aspira alle nozze con Maronilla
e smania e insiste e implora e fa regali;
Adeone è cosi`bella? Anzi, non ce n’è di più brutte.
Ma che cosa le piace  e desidera in lei? La tosse.
(EPIGRAMMA I/n.10)

È evidente che “Gemello” spera nella morte per tisi per la sua futura sposa, allo scopo di carpirne l’eredità. Quello di sposare ricche vedove o di concludere matrimoni d’interesse era un modo per fare soldi assai diffuso a Roma.

Il fulmen in clausola è generato dal contrasto tra i verbi iniziali – aspira, smania, insiste, implora, fa regali– e la bruttezza della donna, causando  il ribaltamento tra la normale logica DESIDERIO-BELLEZZA = AMORE  in :  DESIDERIO-BRUTTEZZA-TOSSE= MORTE-RICCHEZZA-EREDITÀ.

CLAUDIA PATUZZI

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Ronald Searle in compagnia della sua lumaca. (foto di Eamön McCabe)

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006_La cucina III/III (buffe storie n.6)

04 Saturday May 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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becassine, blade runner, castafiore, dante alighieri, divina commedia, ennio flaiano, lucrezio, pinocchio, sandro botticelli, tutti dicono I love you, woody allen

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La Castafiore fa strike sullo schermo! Foto di Claudia Patuzzi.

Cari amici, buon giorno! Avete visto un’immagine del concerto della famosa cantante lirica Castafiore… Siete in diretta con Canal-cucina, la rete delle casalinghe emancipate, del vissuto quotidiano tra le quattro mura della vostra casa. La rete della solidarietà e dell’ascolto. Sono passate già ventiquattro ore dalla scomparsa della Castafiore e il ritrovamento del suo corpo senza vita. Non resta che trovare lo spietato assassino. Tutto il mondo tace costernato. La cantante è diventata un’icona: le vecchie signore della casa di cura cuciono la sua immagine sulle loro federe da distribuire ai poveri con un cestino di prugne cotte di Agen e scatole di marrons glacés. Tutto il mondo, Parigi inclusa,  ha il fiato sospeso… i bambini assediano i boukinistes di BD… Ma ecco Brocca-gallina, la nostra infaticabile cronista… Mio Dio, ha un aspetto veramente spaventoso! Vuole un fazzoletto per soffiarsi il naso, cioé il becco?

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Brocca-gallina è disperata. Foto di Claudia Patuzzi

– No, grazie, non ancora… Sono sconvolta. Una vera tragedia. La casa e la cucina sono piantonati dalla polizia, è tutto un vai e vieni di giornalisti e fotografi, i poliziotti stanno setacciando ogni angolo…

– Deve farsi coraggio, signorina…

Brocca-gallina si soffia di nuovo il naso, poi riprende a parlare :

– Canal-cucina  é arrivato con un forte impegno alla terza puntata di “Buffe storie”  e adesso siamo nel caos più completo… Ma una cosa è certa: la caccia all’assassino è cominciata! Vogliono fare giustizia comunque. Trovare un capro espiatorio, purchessia… Oh! non faccio che piangere… Scusate la mia mise, questi occhiali e il foulard, ma non ho chiuso occhio per tutta la notte…

– Vuole un caffè?

– Volentieri, ma con la moka!

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La Moka con Pinocchio. Foto di Claudia Patuzzi.

– Grazie, adesso sto meglio! È come se fossi dentro la mia casa, avvolta in un plaid. Dunque, cosa stavo dicendo ? Ah sì, i poliziotti stanno frugando dappertutto in cerca dell’assassino, ma, purtroppo, “la spada della giustizia, a volte, non ha fodero![1]“

Il giornalista coglie la palla al balzo: – Unicuique, suum! A ciascuno il suo![2]

– Quello che c’è di più orrendo al mondo è la giustizia separata dalla carità![3]

– E io, signorina, aggiungo queste parole: ” il differimento della giustizia (soprattutto per imbrogli personali) é un’ ingiustizia!”[4]

– Sono solo dei vecchi aforismi…ma, a volte, sono molto attuali!

Delle grida interrompono la conversazione: – Eccolo là! Sta correndo nel corridoio! prendetelo!

Si sente un trambusto, una sedia cade a terra con fracasso, un tramestio simile a una lotta e la voce di un poliziotto che sbuffa: – Finalmente l’ho acciuffato, è inchiodato a terra…

– Mettigli le manette ! Non fartelo scappare ! urla l’altro.

– Adesso gli scopro la faccia…

Dopo uno strano silenzio, il poliziotto esclama incredulo: – Mio Dio, non è possibile, sapevo era che una combina-guai, ma non credevo che sarebbe arrivata a tanto!

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Bécassine, la colpevole.  Particolare tratto dalla copertina di “Bécassine pendant la guerre” con il disegno di J. Pichon, Éditions de la Semaine de Suzettze, 1916, copyright di Henri Gautier.

I poliziotti sono inebriati dal successo:  – Che aspettiamo? Andiamo subito a dare la notizia ai giornalisti, ci faranno la foto e diventeremo famosi. Ci vedrà tutta Parigi! Quella svitata di Becassine deve pagare per quello che ha fatto!

– Forse ci faranno un’intervista.

– Quella scema deve essere mandata  a bruciare in eterno all´Inferno!

– Già, ma le graticole non servono a nulla, l’inferno non esiste : l’inferno siamo noi…[5]

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Bécassine all’Inferno; foto di Claudia Patuzzi. (Memling, particolare del “Giudizio universale”, 1467-1471)

Una voce : « Chi ha parlato dell’Inferno ? Chi mi ha chiamato ? »

                     Per me si va nella città dolente,

                     Per me si va ne l’etterno dolore,

                     Per me si va tra la perduta gente.

                     (…) Dinanzi a me non fuor cose create  

                     Se non etterne, e io etterno duro.

                     Lasciate ogni speranza, voi ch’ entrate.“[6]

Forse era la voce di Woody Allen all’Inferno (« Tutti dicono I love you… »)

Primo poliziotto : – Senti queste parole? Descrivono una prigione… fanno proprio al caso nostro!  Ecco qualcuno che sa come trattare i colpevoli…

Voce fuori campo : – Ma mai ingiustamente! Mai senza un vero processo e aver ascoltato le ragioni del presunto colpevole! Sempre nel rispetto della verità e della giustizia : il popolo fiorentino non ha la giustizia nel cuore, ma solo sulla punta della lingua… [7]

– Chi siete?

– Sono Dante Alighieri, il poeta di Firenze, colui che é stato esiliato per sempre dalla sua città con false accuse, come un volgare ladro…

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Dante e la “Divina Commedia”, Domenico Michelino, particolare, Cattedrale di Firenze.

“… Hanno bruciato i miei scritti e la mia casa, costringendomi a mendicare per l’Italia un pezzo di pane insieme ai miei figli.  Ma per fortuna ho avuto il tempo per scrivere ai posteri e far risuonare la voce della verità. Adesso i miei persecutori bruciano per l’eternità nelle fiamme o si dimenano nella pece bollente, come toccherà a voi se accuserete un innocente!”

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Particolare di una pergamena dipinta da Sandro Botticelli, ispirato al  canto XXI  dell’Inferno, sede dei barattieri e fraudolenti, immersi nella pece bollente.

                     Dante recita dei versi dell’ “Inferno“:

                     “Quale ne l’arzanà dei Viniziani

                     bolle l ‘inverno la tenace pece

                     a rimpalmare i legni lor non sani,  

                     (…) tal bollia là giuso una pegola spessa,

                    Che ‘inviscava la ripa d’ ogne parte.

                    I’ vedea lei, ma non vedea in essa

                    Mai che le bolle che ‘l bollor levava…”[8]

I poliziotti lo fissano allibiti, poi si allontanano per parlare indisturbati.

Primo poliziotto: – Questi versi mi fanno venire i brividi…

Secondo poliziotto: –  Psst! Questo guastafeste paludato come a Carnevale non me la conta giusta. Dev’essere  qualcuno d’importante. Andiamocene alla chetichella…

Improvvisamente una voce celestiale echeggia nell’appartamento, come se  venisse da molto lontano. I due poliziotti si guardano senza parlare. Quella voce melodiosa li invita al sonno e alla rêverie. Le loro palpebre si chiudono in un torpore quasi infantile come se un ruscello li stesse trascinando verso ricordi accantonati da tempo e  improvvisamente ritrovati…

Brocca-gallina spalanca  di colpo gli occhi e sussurra: « sembra la voce della Castafiore! » Poi ci ripensa e aggiunge : « Ma non è morta ? »

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Ascensione della Castafiore; foto di Claudia Patuzzi

Brocca-gallina: – Guardate, la Castafiore è risorta ! Sta andando in Paradiso insieme a Dante ! Dante è un Ulisse-cosmonauta: l’eroe greco ha superato i confini del mondo, il poeta fiorentino i confini dello spazio…

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“Dante che sale in Paradiso”, canto XXXII. Disegno di Alberto Martini, 1920-1943, collezione Ticher.

In un momento di pace, Brocca-gallina fissa la finestra della cucina. Il cielo latteo di Parigi. Dietro un albero, tra i primi germogli primaverili, crede di intravedere un angelo o, più probabilmente, un uccello… “Beato lui che può volare via” pensa, ” io  invece resterò sempre incollata a questo pianeta…”. Poi decide di farsi coraggio: ” Non fare la stupida, siamo nel XXI secolo e gli angeli , il Paradiso, l’Inferno, non esistono o, almeno, nessuno oggi ci crede più. Roba da suore e da poeti o forse  da bambini”,  si consola, mentre qualcosa le si rimescola dentro.

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Angelo con Castafiore; foto di Claudia Patuzzi.

…E mentre la Castafiore  vola in cielo tra le braccia di un angelo,  Brocca-gallina continua a inseguire perplessa le nuvole, in cerca di una conferma che la rassicuri.  Nel frattempo, senza che lei se ne accorga, Dante ha finalmente raggiunto il suo sogno e il suo traguardo: la sua Béatrice!

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Dante in Paradiso con Beatrice. Disegno di Sandro Botticelli, Berlino, Kupferstichkabinett, manoscritto Hamilton 201, illustrazione del Paradiso, VI, cielo di Mercurio ( gli spiriti attivi). Dante guarda Béatrice con adorazione. ( “Sandro Botticelli – Pittore della Divina Commedia”, Skira editori, Scuderie Papali del Quirinale, Roma, 2000)

È passato un giorno. Un’umida mattina di primavera. La cucina è silenziosa. La casa dorme dopo tanto chiasso. Brocca-gallina manda un grande sospiro di rimpianto e, al tempo stesso, di sollievo. La Castafiore è volata chissà dove, lei invece, deve continuare a  vivere la sua piccola vita legata ai minuscoli e grandi problemi di questo strano e difficile mondo… Prima di lasciare la cucina si guarda intorno per l’ultima volta. È ritornato l’ordine. L’ordine che la rassicura. L’ordine che l’annoia, ma che non fa pensare troppo. Ma sì, tutto in fondo è finito bene. Il solito happy end.  Come il  finale di Blade_Runner di Ridley Scott. La solita consolatoria finzione ? Sono tutte sciocchezze, basta non pensarci troppo e godersi in santa pace il film su una comoda poltrona con qualcosa di gustoso da sgranocchiare…

Finalmente è arrivata la parola FINE. La buffa storia o la favola seria è finita. Gli attori e le comparse mandano un saluto ai telespettatori e se ne vanno.

013_finegioco_740“Arrivederci!”; foto di Claudia Patuzzi

Claudia Patuzzi

Citazione 1:

« Atque ea nimirum quaecumque Acherunte profundo/ prodita sunt esse, in vita sunt omnia nobis . »

« In realtà quei supplizi che dicono ci siano nel profondo Inferno, li abbiamo tutti qui nella vita »

Lucrezio  (98-55 a.C.), De rerum naturae, III, 978-79

Citazione 2 :

“L’amor che muove il sole e l’altre stelle”, ecco un verso di Dante che vede oltre il telescopio di Galileo. Quando la Scienza avrà messo tutto in ordine, toccherà ai poeti mischiare daccapo le carte.”

Ennio Flaiano (1910-1972),  Autobiografia del blu di Prussia, in “Opere-scritti postumi”, Classici Bompiani, 2001, p. 8.


[1] Joseph De Maistre, Le serate di San Pietroburgo.

[2] Cicerone, De natura deorum, cap. 3, 15.

[3] François Mauriac, Il caso Favre Bulle, 1931. Nell’ “Affare Favre-Bulle” François Mauriac denuncia la crudeltà di Maurice Garçon, avvocato della parte civile verso la signora Favre-Bulle, accusata d’aver ucciso suo marito per fuggire con il suo amante.

[4]  Walter Savage Landor, Conversazioni Immaginarie, 1824-1829.

[5]  Jean Paul Sartre, Porta chiusa, 1905-1980.

[6]  Dante Alighieri, “La Divina Commedia”, Inferno, canto III, vv.1-3 ; 7-9.

[7] Dante Alighieri, allusione a Purgatorio, canto VI, vv. 130-32.

[8] Dante Alighieri, “La Divina Commedia”, Inferno, canto XXI, vv. 7-9; 19-21

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