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scarti e metamorfosi

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Tag Archives: Buffe storie n 13

La passeggiata (buffe storie n.13)

25 Friday Apr 2014

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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boulevard de Magenta, Buffe storie n 13, cigarette electronique, Collodi, disoccupazione, La passeggiata, lavoro, maif, Marylin Monroe, Paris X arrondissement, pinocchio

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Questa mattina, per la prima volta dopo lunghi mesi di reclusione volontaria, sono uscito con passo sicuro e leggero. La mia “chambre de bonne” si trova al dodicesimo piano di un enorme casermone kafkiano nella periferia della città. La mia finestra è  l’unica che abbia le serrande abbassate in pieno giorno. Ormai non ho più né il coraggio, né la voglia di alzarle. Da quando ho perso il lavoro, mi vergogno della luce del sole, che mette a nudo il mio fallimento e le povere cose che mi circondano:  il letto sfatto, il sacco a pelo sporco e stropicciato, gli avanzi galleggianti nel lavello, le mie occhiaie insonni, le scarpe usate e tutto quello che fa di un uomo l’anticamera di una « cosa »…  Meglio nascondersi dunque, almeno fino a quando non è arrivata quella busta indirizzata a me con all’interno, su un foglio, la possibilità di un lavoro : un COLLOQUIO !

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Mi sono  lavato in fretta e furia, rasato, pettinato, ho indossato quel poco di biancheria ancora presentabile, calzini compresi e una sciarpa di lana. Dopo un breve sguardo allo specchio – Ce la farò? Non ce la farò ? – ho chiuso a chiave la porta e mi sono  intrufolato di straforo nel metrò incuenadomi come un’ombra dietro questa inconsapevole signora, finché non sono arrivato al boulevard de Magenta…

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Appena uscito dal Metro, le parole « lavoro temporaneo » si profilano come un faro davanti ai miei occhi… un secchio? un operaio ? Ma che dico? È un lavavetri ! Meglio che niente, il lavoro manuale tempra l’uomo… a meno che non mi mandino a lucidare un grattacielo…

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… potrei anche mettermi nel terziario o nella comunicazione o nella preparazione di eventi, o essere un grutier mobile, un macon, un grutier a tour, un ferrailleur, un coffreur bancheur, coffreur boiseur, traceur, geometre… Perché no ?

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Costeggio il Maif… La parola “Assicurazione” comincia a ronzare dentro la mia testa… “Prima o poi anch’io dovrò farmi un’assicurazione…”, è un po’ di tempo che non ci vedo più bene…

http://www.maif.fr/recrutement/alternance-cqp-1.html
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Ho un attacco d’ansia, un brivido di paura e di freddo mi gela la gola. E se non riesco a rispondere alle loro domande? Se scoprono che ho mentito? Non riesco più a camminare. Che ora è ? Non ho neanche una sigaretta. Forse potrei prendere un caffé a un euro e 20 centesimi… vediamo quanti  spiccioli ho, devo calmare  la mia agitazione…

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Dov’è un tabaccaio ? Questo maledetto boulevard abbonda di precari, ma ha solo cicche sporche sui marciapiedi… Ma guarda ! Io non posso fumare neanche una sigaretta per calmarmi e questa « bona » si diverte con la cigarette electronique !

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Buon dio, dove ho messo la lettera ? In tasca non c’è… nei pantaloni neanche e se l’ho persa? Maledizione, sono perduto, devo tornare indietro ! No, eccola ! È nella tasca interna… Madonna santa, ti ringrazio, fa che vada tutto bene… ormai ci manca poco. Che numero era ?

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(cliccare sulla foto per ingrandire le immagini)

Ecco, finalmente sono arrivato, mi stanno già facendo le feste : « Buon giorno, signore ! » Per un secondo mi sento il re del mondo… mi aggiusto il capelli, raddrizzo le spalle, emano un profondo sospiro e afferro deciso la maniglia della porta. Ma qualcosa non funziona: la porta è chiusa. Provo ancora. Niente da fare. Una donna si sbraccia dietro il vetro con un sorriso imbarazzato. Che cosa mi sta dicendo ? Mi sento gelare il sangue. Sono in SCIOPERO… forse posso ritornare la prossima settimana…
Mi sento male, la testa mi gira, non desidero altro che tornare nel mio antro come una bestia ferita a morte. Quante cicatrici decorano il mio corpo? troppe, ve l’assicuro… Corro sul marciapiede strattonando qualche passante, sfiorando le vetrine ingannevoli. Sono un cieco senza bastone.
“Psst !”
Qualcuno mi chiama. Un suono flautato e dolce.
“Che aspetti, bel moretto, entra e divertiti !” sussurra una voce dolcissima, stranamente familiare. La guardo esterrefatto, mentre una magnifica bocca rosso-lacca scocca un bacio verso di me.
“Eccomi, arrivo ! ” urlo infilandomi nella porta di vetro.

 Post scriptum : « Lavorare stanca » (Cesare Pavese)

« Labor omnia vicit, / Improbus et duris urgens in rebus egestas » (Virgilius, Georgiche, I, v.145)

“Tutto vince il lavoro accanito, e fra mille disagi l’urgente miseria” (Virgilio, Georgiche, I, 146-7)

“E che mestiere fai?” – “Il povero.

(Carlo Collodi, 1826-1890, Le avventure di Pinocchio, XII.)  Pinocchio risponde così a Mangiafuoco che gli ha chiesto il mestiere del padre.

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Claudia Patuzzi

Viaggio all’inferno (Buffe storie n. 13)

08 Sunday Dec 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie, scarti e metamorfosi

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Tags

anthropologie du quotidien, Buffe storie n 13, Dante Alighieri Inferno, la coppia, La divina commedia, Marc Augé, parcheggio Gare de Lyon, purgatorio, rue de Vinaigriers, Seuil, Viaggio all'inferno

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“Così scendemmo nella quarta lacca… “- “Et nous passâmes dans la quatrième fosse“(Dante Alighieri, La Divina commedia, Inferno, canto VII, v.16)
Cliquer pour agrandir la photo.

Da quanto tempo stiamo scendendo le scale? Forse un’ora o più… Io e il mio occasionale compagno di viaggio siamo due corpi spinti verso il basso da un’ineluttabile forza di gravità;  due burattini costretti a scender fianco a fianco verso un parcheggio che non arriva mai, su una scala che non finisce mai…  Scendiamo in silenzio, le braccia lungo i fianchi, senza correre. Come se fosse una passeggiata. Come se il parcheggio fosse a due passi, proprio dietro l’angolo. Inspiro l’aria: è secca e senza polvere. La luce al neon fa risplendere i colori:  il corrimano dipinto di rosso e il linoleum arancione sembrano nuovi di zecca…
“Questa scala è una maledizione…” brontola il mio compagno, poi aggiunge: “meglio tornare indietro!”
“Sei pazzo, lo sai che non si può!”
Ho dimenticato di dirvi un particolare importante: non ci sono scale dietro di noi! Man mano che  scendiamo, le scale  superiori impallidiscono sempre più, lasciando al loro posto uno strascico grigio scuro e un imbuto vuoto, simile a un gorgo. Per questo non risaliamo le scale e non ci voltiamo più indietro: per non impazzire e perché possiamo solo scendere… In fondo, la vita, non ha, anche lei,  un’unica direzione e un’unica fine?
Lo so,il mio compagno parla poco e ha il respiro pesante, ma essere  “in due” – la cosiddetta coppia –  è meglio della solitudine: marito e moglie, madre e figlio, zia e nipote, Stanlio e Onlio, Don Chisciotte e Sancho Panza, Topolino e Pippo, Dante e Virgilio… Chi li può dimenticare? Spesso gli opposti si incontrano. Guardo con riconoscenza lo sconosciuto al mio fianco: se non ci fosse lui come potrei proseguire?

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“Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate!” “Vous qui entrez laissez toute espérance!” (Dante Alighieri: La Divina Commedia, Inferno, III, v.9 )  

Adesso la scala ha cambiato colore: da arancione è diventata rossa, il corrimano marrone. A che servono tutti questi colori ? Ad alleviare la claustrofobia? A far dimenticare l’assenza di finestre e di porte? Siamo prigionieri di un bunker? Il silenzio è invisibile, ma pesante… Ecco a cosa servono questi colori brillanti: a distrarci da questo silenzio irreale, dall’ anonimato “inumano” di questo non-luogo – un enorme parcheggio sotterraneo nei pressi della Gare de Lyon – uno dei tanti che nel nostro pianeta formano la cosiddetta “antropologia del quotidiano” (stazioni, aeroporti, macchine, treni, aerei, supermercati, parcheggi, stazioni,autostrade, le grandi catene alberghiere, i campi di transito per i rifugiati del pianeta, etc) esaminata da Marc Augé, nel suo famoso libro intitolato “non luoghi“ (Seuil, 1992), un neologismo introdotto dall’autore stesso.

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“…pigliando più della dolente ripa” –  “…entrant toujours plus loin dans cette triste pente” (Inferno, canto VII, v. 17) (cliquer sur la photo pour l’agrandir)

La scala successiva è sempre metallica, ma dipinta di un azzurro acceso. La parete, invece,  è dipinta di giallo pallido. Fa la sua comparsa una strana griglia di ferro, che ci rende ottimisti: forse stiamo arrivando al parcheggio… La scala successiva ha un linoleum giallo chiaro… “Non ci sono sbocchi, la discesa continua!”

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“Per me si va nella città dolente” – “Pour moi on va dans la cité dolente”    (La Divine  Comédie,l’Enfer, chant III, v.1)

Finalmente una porta ! È una porta dipinta di verde” con un “oblò” al centro. La parete  è gialla e il linoleum blu. Cerco di sbirciare oltre l’oblò. Riesco a intravedere uno spazio molto ristretto e un’altra porta, dal lato opposto, identica a questa. Un mondo parallelo? Un castello di Atlante? L’ennesima illusione? Uno specchio?

Ormai sono convinto che più si scende, più i colori si sbizzarriscono. In preda alla rabbia,  corro contro la porta con tutta la forza possibile, ma, alla fine, sono costretto a cedere: la maniglia è bloccata e la porta è di ferro.  Il mio compagno interviene in mio aiuto. “Ti faccio vedere io di cosa sono capace!”, dice, poi si getta contro la porta con tutto il suo peso. Niente da fare. La porta è chiusa. Ci guardiamo tutti e due senza speranza.

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Ormai depressi, ci dirigiamo lentamente verso un corridoio, sulla destra, quando ci appare  una porticina metallica completamente aperta e dietro di lei, più splendente della stella di Giacobbe o di Davide, la scritta “USCITA”-“SORTIE” in lettere cubitali, raggiante come una cometa in un cielo estivo di agosto… Il resto è facile da immaginare. La storia, lo ammetto, sembra  scivolare  in discesa, verso lo sciropposo happy end made in USA…o “lieto fine”.

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“E quindi uscimmo a riveder le stelle.” – “Et par là nous sortîmes, à revoir les étoiles.” (Inferno, canto XXXIV,v.139)

Ma chi vorrebbe rifiutare a se stesso un lieto fine? Una vita discreta e appagata? Una  “bella” morte? Quanto a me ho avuto la mia freccia dorata cha mi ha portato direttamente a casa… Una stella cometa.

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“O frati”…considerate vostra semenza; fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza.” – “O frères…Considérez votre semence : vous ne fûtes pas faits pour vivre comme des bêtes, mais pour suivre vertu et connaissance”
(La Divina Commedia, Inferno, canto XXVI, vv. 118-120)

Quando riapro gli occhi, il chiarore della luce mi acceca. Riesco a intravedere qualcosa di nero, degli stracci, forse dei sacchi, due macchie chiare simili a dita, due ginocchia rattrappite… Un essere umano? Un clochard?

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Foto di Claudia Patuzzi (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Ora riesco a vedere il Leone solenne che veglia possente sul capo di questa povera “bestia” umana, degradata e disperata, senza casa… Nasconde la testa tra le braccia per ripararla da qualcosa. Come ho potuto dimenticarmene? Come ho potuto ignorare la sua solitudine? Forse la corsa sulle scale era solo un trucco, un modo per non vedere la realtà…una fuga. Forse questo che vedo, anche se terribile, non è l’inferno. Questa solitudine, questa degradazione e resistenza fa parte della mia vita; anzi, “è” la vita.

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Foto di Claudia Patuzzi (cliccare per ingrandirla)

La mia visione si fa sempre più chiara: adesso distinguo nettamente il luccichio della pioggia sul marciapiede e la via sulla destra: è rue de Vinaigriers, a due passi dai Garibaldiens e dalle scalette che portano al Canal Saint Martin. Mi sembra di sentire il rumore dell’acqua… Quando ho visto questo “luogo-luogo” per la prima volta, diversi anni fa, ne rimasi folgorata. Era quello “il” luogo in cui avrei voluto vivere il resto della mia vita… Il sogno fu esaudito.

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Quando arrivo, la casa mi sembra diversa. Non ha più i lustres di cristallo o la prosopopea vecchiotta e pomposa dei palazzi di Haussmann, ma il grigiore tranquillo di una tana, dove ogni tanto passeggiano, su e giù sulle pareti o tra colonne di libri, delle scherzose lucertole… o una banale macchia d’unto. Una casa-tana, insomma! Né troppo, né troppo poco. Né non-luogo, né super-luogo.  Né Inferno, né Paradiso, ma una via di mezzo: un Purgatorio così umano da sembrare bello.

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Claudia Patuzzi

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