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Tag Archives: Parigi

L’abbraccio (buffe storie n.14)

29 Sunday Jun 2014

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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Boulevard Saint-Denis, Buffe storie n 14, métarmophose, Ovidio, Parigi, rue Faubourg Saint-Martin, X arrondissement

CLAUDIA

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L’abbraccio (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Oggi è stato un « dies signanda albo lapillo» : un giorno da scrivere con il gesso… Stavo uscendo per venire da te, quando ho trovato una busta sotto la porta. Conteneva una nostra vecchia fotografia, scattata da un signore compiacente. Ho subito riconosciuto il tuo profilo, la tua risata, la mia fierezza nello stringerti a me. Ma nella busta c’era un’altra cosa : un foglietto invaso da una calligrafia infantile. Man mano che leggevo quei segni, un suono stridente, simile a un chiavistello, mi lacerava il cuore :
« Ho deciso di restituirti la nostra vecchia fotografia. Finalmente ho trovato il coraggio di dire la verità : sono stufa di un’unione che non cambia mai, di un amore che sembra bloccato in uno specchio : sempre uniti, sempre insieme, l’uno il duplicato dell’altro. Sempre lo stesso luogo, lo stesso appuntamento di anno in anno, alla stessa ora. Mai un cambiamento nel corso delle stagioni e degli anni ! Sempre belli e sorridenti, all’unisono, come due gemelli siamesi ! Sempre lo stesso vestito, gli stessi colori, il nero e il marrone, come i nostri capelli ! I nostri corpi sono ormai diventati un’illusione, un miraggio che non si raggiunge mai… Qualcosa da guardare. Perdonami, ma mi devo assolutamente staccare da te…»

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Rue Faubourg Saint-Martin, Parigi. (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Con queste parole hai disdetto il nostro appuntamento nel solito luogo. Il nostro « nido », accarezzato dallo sguardo invidioso dei passanti. Ma dove sarai in questo momento ? Forse mi resta ancora qualche minuto, prima che tu possa svanire per sempre. Ieri ti ho comprato un foulard azzurro avvolto in un pacchetto e oggi ho solo centoventi secondi per attraversare di corsa rue Faubourg Saint-Martin e afferrare la tua immagine. In una grande città come questa non si può vivere soli : si rischia di morire di disperazione…

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(Cliccare sulla foto per ingrandirla)

 « Devo correre più forte che posso se voglio riavere il mio unico amore ! » 
Il marciapiede è un tapis-roulant che m’inghiottisce verso il collo a imbuto della strada. Ma c’è qualcosa di strano: la strada non è più la stessa! Il volto di lei  si riflette in fantasmi così trasparenti e diafani da ricordare i sogni… Ecco una specie di fata e un vecchio barbuto vestito d’inverno…
 ma io non mi posso fermare ! Devo continuare a correre…

004_Lei-72-DEFÈ lei ! (cliccare sulla photo per ingrandirla)

Adesso il suo volto spicca in un « carnevale veneziano ». Un neo birichino appiccicato sulla guancia sinistra : una maschera in fuga ! “Stai attento a non scivolare !” mi sussurra mandandomi un bacio.

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

Mentre corro i passanti mi guardano con sospetto, si fermano accigliati e, se li strattono, alzano un braccio o urlano : « Fermati disgraziato ! » Forse mi giudicano un pazzo. Uno in particolare, un omone grosso, con grandi occhi a palla, vestito con una maglietta rossa e una giacca verde, a macchie di leopardo, tenta di fermarmi, ma io riesco a scivolare sotto le sue gambe.

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

Adesso mi accorgo che tutti gli abitanti della strada hanno stretto un’alleanza : me li trovo di colpo sul marciapiede, furiosi e determinati, come un’armata o una banda organizzata.

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

Un  brav’uomo mi salva: i suoi occhi brillano di simpatia, il suo sorriso è bianco e smagliante. Dopo un instante, mi guarda negli occhi e mi dice : « Coraggio! Se la materia grigia fosse rosa nessuno avrebbe più delle idee cupe e noiose ! » poi mi regala un dentifricio.
 “Stai attento a non scivolare !” mi dice agitando la mano.

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

Un palazzo liberty svetta verso un cielo blu inossidabile e, per un instante, un filo di speranza mi accarezza il cuore : « Forse sono ancora in tempo, forse lei è ancora là, nel solito posto… » fantastico tra me, mentre riprendo la corsa. “Corri ! Corri ” mi dico facendo scivolare il mio corpo sulla lieve discesa. Una bionda avvolta di sete verdi con movenze da fata mi sussurra : “Rallenta!” Sto già tradendo il mio unico amore con un’altra ninfa più dolce di lei ?

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(cliccare sulla foto per ingrandirla )

Quante facce ha la mia bella ? Una nessuna e centomila ! Non le guardare ! Corri, corri !

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La vecchia signora (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Ho svoltato l’angolo tra la Porte Saint Denis e il boulevard, sono quasi arrivato ! Ma una vecchia signora grida : « Ehi ragazzo, fai attenzione a dove metti i piedi ! »

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

Finalmente, la vedo ! Mi aspetta fedele, mi vede… io corro, l’abbraccio e l’afferro facendola volare nell’aria come un uccello… Ce l’ho fatta ! Adesso non può più scappare via. La tengo legata a me, stretta in una morsa…

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(cliccare sulla foto per ingrandirla)

…ma qualcosa non funziona, la fronte mi si ghiaccia, le braccia della mia donna si inchiodano rigide sulle mie spalle raggelate, un torpore pietrifica le nostre gambe mentre gli arti si appiattiscono sotto il peso di un gigantesco ferro da stiro… fino a fermarci il cuore per sempre !
 Con la complicità « metamorfica »di Ovidio, siamo diventati il luogo del nostro appuntamento. Finalmente tutti possono godere del nostro eterno abbraccio!
– Toh guarda quei due, – dice un tizio di passaggio –  le inventano di belle per abbellire un portone !

Claudia Patuzzi

P.-S. Un pacchetto giace sul marciapiede. Una vecchietta male in arnese lo raccoglie e lo apre, poi accarezza la seta del foulard azzurro. Intorno non c’è nessuno, solo quella strana porta dipinta e una buccia di banana. Il foulard scompare nella borsa della spesa. il suono di una sirena echeggia sul boulevard Saint Denis. Il solito chiasso.

Ci sono parole, piccolo vocabolario tascabile (poesie n.2)

13 Sunday Apr 2014

Posted by claudiapatuzzi in poesie

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Albert Camus, Canal Saint Martin, Carlo Levi, Claudia patuzzi, dante alighieri, Giacomo Leopardi, italo calvino, Jacques Prevert, Jean Paul Sartre, jorge luis borges, La riva destra, Parigi, piccolo vocabolario tascabile, poesie n.2, primo levi, Umberto Saba, Vincenzo Consolo

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Il Canal Saint Martin (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Ci sono parole – piccolo vocabolario tascabile

Ovunque sola
ovunque straniera
ho compreso che le parole
come le pietre[1]
hanno il potere di abbattere
le lingue e le frontiere.

Quante parole cadono con fragore ?
Quante ondeggiano ancora nel vento ?
Quante parole tacciono, senza voce,
recluse nel cuore ?

Ci sono le parole-nave
veloci e leggere
che approdano sulla spiaggia dell’ « altro »
col sorriso di un ignoto marinaio[2]

Ci sono le parole-freccia
aguzze[3] come schegge di cristallo
che perforano lo schermo grigio
dell’ indifferenza e della rassegnazione.

Ci sono le parole-uccello
curiose e « vaghe »[4]
capaci di risuscitare la speranza
rinchiusa nella solitudine.

Ci sono le parole infantili
saltellanti come uno scoiattolo
che ci aiutano a ritrovare noi stessi
in un giardino perduto e incantato.[5]

Ci sono parole di sguincio rifrangenti
simili ai riflessi di uno specchio
prigioniere di misteriosi
labirinti e sogni.[6]

Ci sono le parole-onde
che attraversano gli ultimi rifugi
della storia, tutti gli inferni
e i cimiteri del mondo.

Ci sono le parole-fiore,
rosse come il sangue
degli innocenti,
che sbocciano sulle tombe
per ricordare l’ingiustizia.[7]

Ci sono le parole-rima
che raccontano ancora
senza annoiarci mai
le semplici parole :
« amore-fiore-cuore .» [8]

In fondo, per ultime,
ci sono le parole-vento
che volano minuscole nell’etere
in una bolla di sapone :
un folle volo.[9]

E per finire, nascoste in un angolo,
ci sono le parole inventate
non ancora trascritte
che premono sul guscio
come un pulcino nel nido.

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Qualcuno mi guarda (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Claudia Patuzzi

[1] Carlo Levi
[2] Vincenzo Consolo
[3] Albert Camus et Jean Paul Sartre
[4] Jacques Prévert et Giacomo Leopardi
[5] Italo Calvino
[6] Jorge Luis Borges
[7] Primo Levi
[8] Umberto Saba
[9] Dante Alighieri

TRADUZIONE IN FRANCESE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché no ? (buffe storie n. 14)

19 Thursday Dec 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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Buffe storie n 14, décalage Parigi-Roma, Dolomiti, Fiat500, Ford Ka, Giacomo Leopardi, gioielleria Bulgari, idillio Alla luna, jaguar, Parigi, Parigi X arrondissement, Roma, rue de Vinaigriers, viaggio in paradiso n 14, X arrondissement

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cliccare sulla foto per ingradirla

« O graziosa luna, or mi rammento / Che , or volge l’anno, sovra questo colle/ Io venia pien d’angoscia a rimirarti (…) E pur mi giova/ la ricordanza, e il noverar l’etate/ Del mio dolore … » dice Leopardi ricordando  il suo dolore passato. E continua : « Oh come grato occorre, nel tempo giovanil … /Il rimembrar delle passate cose,/ Ancor che triste, e che l’affanno duri ! ». (“Alla luna”, Piccoli idilli, XIV, 1927)

Sono d’accordo con Leopardi. Ma quale valore ha la “rimembranza” quando si vive in  décalage, in un altro paese, in un’altra città? Da quando sono a Parigi il presente e il futuro si sono subdolamente insinuati in alcuni ricordi, allentando la rete, tessendo nuovi intrecci, scavando fori impercettibili in quell’antico e prezioso tessuto.  La città nuova grida a pieni polmoni il suo nome e la sua volontà,  s’insinua nella serratura della porta, batte seducente sui vetri, tremola minacciosa nel caminetto e, con una folata di vento, mi scompiglia le idee e i capelli in un corpo-a-corpo quotidiano. Dai suoi verdi colli, Roma ci guarda con l’indifferenza  di una signora grassa e compiaciuta. « Fate, fate pure, io sono sempre la stessa… » pensa, sdraiata sul tramonto rosso sangue come un’ immensa donna di pietra, sazia e immutabile…
Oggi, per caso, un ricordo è sfuggito all’assedio parigino. Stavo vagando per il X Arrondissement quando ho visto la vetrina di un’agenzia di viaggi : un gigantesco puzzle dell’Europa…

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« Da quanto tempo non viaggio ? » mi sono chiesta. « Certo, Parigi non è solo un’unica città, ma un insieme di città-quartieri diversi, ognuno con una personalità propria, per architettura, abitanti, posizione… anche l’aria e il sole e il cielo sono differenti da quartiere a quartiere… è una capitale fatta di tanti paesi diversi : “un puzzle”. «Che bisogno c’è di viaggiare ? » mi dico, mentre un’altra voce continua a bisbigliare : « E se invece uscissi da Parigi ? »
Uff ! decido di non pensarci e proseguo sullo stesso marciapiede. Poco dopo costeggio un enorme negozio di macchine dove campeggia una sola automobile. La osservo esterrefatta : quella macchina lucida come uno specchio, ha la stessa inaccesibilità di un grosso diamante su un baldacchino rivestito di seta rossa nella gioielleria di Bulgari.

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cliccare sulla foto per ingrandirla

Mi vergogno del mio entusiasmo consumista. Da quando mi sono trasferita a Parigi ho smesso di guidare, incantata dal metrò e dall’efficienza dei grandi marciapiedi parigini e dei suoi bus pieni di vecchiette. Prima di partire ho venduto la mia ultima macchina, una « Ford-Ka » nera più veloce di un puledro … Improvvisamente mi ricordo della mia vecchia FIAT500, fedele e immortale, avuta come premio a diciotto anni…

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Roma, Corso Vittorio (cliccare sulla foto per ingrandirla)

Quante corse, insieme al mio cane Grog,  sulle panoramica di monte Mario ! Quanti incidenti notturni e sfuriate dei miei genitori … Guardando la jauguar mi vedo come sono adesso : ridotta allo stato pedonale, scarpe basse, occhiali da sole antiriflesso, un basco, un mini-ombrello, uno zaino capiente, i tickets della metro nelle tasche… La nostalgia di quelle quattro vecchie ruote mi stringe il cuore. E se comprassi una macchina ? No, non certo una jaguar, ma una macchina economica usata o un vecchio furgone dipinto come un pellerossa… Per un istante mi vedo in Bretagna, a Saint Malo, a l’Ile de Roi, in Lapponia, a Berlino, nell’isola frisone di Sylt , in Danimarca, a Gand o in Scozia, … ma l’incanto dura poco. Un omino  (forse la mia coscienza) mi guarda severo  dicendomi : « Non ti vergogni,  smettila! »

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Sulla via del ritorno mi accorgo che il Paradiso non è poi così lontano ; anzi, è a portata di mano. Perché spendere soldi ? Imbastire sogni grandiosi ?  Basta così poco per  accedervi: aprire una porta ed entrare da Maurice, nella sua cucina !

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… o dal boukiniste du rue de Vinaigriers, perdersi in quelle vecchie pagine scritte,  in quei libri ancora vivi di impronte umane, nelle loro immagini e disegni…  incunaboli di tante piccole lune leopardiane, ogni volta diverse e seducenti, ricorrenti e antiche…

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cliccare sulla foto per ingrandirla

« Per viaggiare non serve lasciare Parigi… » penso, mentre salgo la vecchia scala di legno e apro la porta di casa. Ma una vocina impertinente continua a stuzzicarmi : « Forse un altro giorno, perché no ? »

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Claudia patuzzi

009_La parete cieca (buffe storie n. 9)

01 Saturday Jun 2013

Posted by claudiapatuzzi in buffe storie

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Barone Haussmann, Buenos Aires, jorge luis borges, Parigi

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La parete cieca

Un giorno, nei miei vagabondaggi ho incontrato questa parete spaccata, alta e larga come una torre medievale.  Mi è apparsa davanti in tutta la sua assurda violenza. Di ciò che era un tempo, – centocinquanta anni fa o più – non resta che una fetta di torta  incisa da un coltello. Una ferita assurda. Un castello di sabbia distrutto con una manata da un bambino viziato.

Adesso non resta che questo muro di mattoni, sospeso nel vuoto, senza finestre e balconi : « murato vivo ».

Queste pareti amputate come braccia e gambe incancrenite, sono le figlie illegittime dei palazzi hausmanniani che costeggiano pomposi i boulevards. Le loro cicatrici oscene sono il risultato di sventramenti urbanistici dettati da una pratica, quanto inesorabile, razionalità. Haussmann

Grazie a questa « razionalità » le macchine possono oggi circolare per Parigi senza pericolosi ingorghi.

Ma il muro, come tantissimi altri, è sempre lì che ci guarda,  con la sua pietosa amputazione…  

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La cicogna

Ma che c’è lassù in alto a sinistra ? Mi sembra ci sia qualcosa… ma sì, è una cicogna dal becco arancione che s’inerpica con le bianche ali verso un camino immaginario. Forse sta cercando un bambino.

Qualcuno, mosso da pietà per quel muro spoglio e vuoto, ha dipinto questo piccolo miracolo…

Ma dove guarda il muro ? Mi volto e trovo una sorpresa insperata.  Proprio davanti al muro, dietro una cancellata dipinta di verde, c’è un piccolo giardino e una chiesa con un albero verde-oro, invaso da piccioni golosi…

Mi ricorda qualcosa. La favola della « Bella e la bestia » ?

O che le città sono mappe cangianti e sempre diverse della nostra vita  e di quella degli altri?

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L’albero d’oro

Le strade  (Las calles) da « Fervor de Buenos Aires » (1923) in  Carme presunto, e altre poesie, Mondadori, Oscar, 1972

“Ormai le strade di Buenos Aires
sono le viscere dell ‘anima mia.
Non le strade veementi
assillate da smanie e trambusto,
ma la dolce strada dei sobborghi
trepida di penombra e di crepuscolo
e quelle più fuori mano
scevre di alberi pietosi,
dove austere casette si avventurano appena,
offuscate da lontananze immortali,
a disperdersi nella fonda visione
fatta di gran pianura e maggior cielo.
Tutte costoro sono per il bramoso d’anime
un pegno di ventura,
giacché al loro riparo tante esistenze si affratellano
sconfessando la prigionia delle case
e fra esse con eroica volontà d’inganno
procede la nostra speranza…”

Jorge Luis Borges

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Chiesa con ringhiera

Claudia Patuzzi

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